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La raccolta delle piante selvatiche: una minaccia per le specie e per i raccoglitori incauti

La "moda" di usare piante e rimedi naturali è crescente e spinge spesso alcuni interessati a rifornirsi direttamente in natura anziché presso una rifornita erboristeria.
Il problema della raccolta delle piante selvatiche non è da sottovalutare, perché potrebbe mettere a repentaglio la popolazione di una specie già a rischio oppure che si trovava, prima dell'intervento umano, in equilibrio con l'ambiente.
La raccolta indiscriminata di piante nel loro habitat naturale ha fatto crescere la lista delle specie protette e per cui vige un divieto di raccolta.

La raccolta di piante selvatiche è un pericolo anche per il raccoglitore, che potrebbe incorrere in specie tossiche altamente somiglianti con quelle edibili. Sembra una evenienza lontana, ma le piante edibili che assomigliano pericolosamente a quelle tossiche sono molte ed i casi di intossicazione, anche con esiti fatali, sono frequenti.
Alcuni esempi: la genziana assomiglia molto al velenoso veratro, lo zafferano viene spesso confuso con il mortale colchico, la tossica mandragora viene confusa con la borragine, la dafne viene confusa con il ribes rosso ed il mughetto viene confuso con l'aglio orsino.

Se vogliamo usare delle erbe dobbiamo quindi tenere sempre a mente il rischio di intossicazione e i danni all'ambiente che derivano, alla lunga, dalla raccolta di esse: è meglio affidarci ad un erborista, che ha piante provenienti da coltivazioni controllate.

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Mughetto (da: cosmetolando)

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