Se pensavate che le orchidee fossero le regine indiscusse
del mimetismo non avete ancora sentito parlare della Boquilla trifoliata.
Si tratta di una pianta piuttosto comune della famiglia delle Lardizabalaceae
che cresce nelle foreste del Cile e dell’Argentina. Pur essendo conosciuta da
molti anni nessuno fino a pochi anni fa si era accorto delle sue straordinarie
capacità di mimesi.
Nel 2013 il botanico Ernesto Gianoli, durante una
passeggiata in una foresta del Cile incontra la conosciutissima pianta e
osservandola con attenzione fa una fantastica scoperta: La Boquilla imitava alla
perfezione le foglie di ogni arbusto o
albero su su cui cresceva, in quanto pianta rampiacante, ed è quindi in grado di
mimetizzarsi perfettamente.
Questa pianta è in grado di replicare con grande abilità le
foglie più diverse, cambiando la forma delle proprie. Ma non finisce qui: la
Boquilla crescendo in prossimità di due o addirittura 3 piante diverse è in
grado di imitare le foglie della pianta “ospite”che si trova più vicina. Ma
cosa ci guadagna la nostra super pianta? Diciamo che in natura non si fa mai "niente per niente", infatti questo incredibile meccanismo di mimesi può ad esempio evitare la presenza di insetti
fitofagi dannosi imitando foglie appartenenti a piante tossiche che gli insetti
hanno imparato ad evitare.
Questa forma di mimetismo si chiama mimetismo batesiano ed
è un tipo particolare di mimetismo che
si verifica quando una specie animale o vegetale, innocua e inerme di fornte ai predatori sfrutta la sua somiglianza con una specie aposematica che vive nello stesso
territorio, arrivando ad imitarne colori e comportamenti.
Quello che risulta difficile da capire è come la pianta
possa effettivamente sapere cosa imitare e sono state fatte diverse ipotesi ma
quella più recente e interessante è quella avanzata dai professori Frantisek
Baluska e Stefano Mancuso: secondo loro la pianta sarebbe dotata di una sorta
di capacità di visione. Tenendo conto che alcune alghe unicellulari sono dotate
di ocelli, come i Dinoflagellati che fanno parte del fitoplancton e possiedono
ocelli anche molto complessi, perché le piante pluricellulari non potrebberlo
avere dei sistemi visivi simili?
Parlare di meccanismi visivi nelle piante ci può sembrare assurdo ma già nel lontano 1905 il botanico Gottlieb Haberlandt (1854-1945) propose, in un suo scritto che al tempo fece scalpore nella comunità scientifica, l'idea che le piante fossero effettivamente in grado di percepire le immagini e quindi possedessero una sorta di capacità visiva grazie alle cellule dell'epidermide.
Secondo Haberlandt dunque le cellule epidermiche delle piante funzionano come ocelli (sorta di occhi semplici e primitivi).
Anche il botanico Harold Wager (1862-1929) si occupò di questo argomento e mostrò a un attonito pubblico numerose fotografie prodotte utilizzando come lenti le cellule dell’epidermide fogliare di diverse specie: ritratti abbastanza dettagliati di persone e panorami che dimostravano, almeno dal punto di vista della semplice ottica, come il fenomeno della visione nelle piante fosse perfettamente plausibile.
Fotografie realizzate da Harold Wager utilizzando come lente l’epidermide delle foglie di specie vegetali. A fianco, l’annuncio apparso sul «New York Times».
Ancora oggi non siamo arrivati ad una conclusione e tutto questo è ancora oggetto di studio. Non sappiamo con certezza quindi come la Boquilla sia in grado di fare quel che fa, ma possiamo dire con certezza che si tratta della pianta ad oggi conosciuta con maggiori capacità di mimesi.
Fonti:
"Plant revolution" - Stefano Mancuso, edizioni Giunti.
"Plant revolution" - Stefano Mancuso, edizioni Giunti.
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