Ormai tutti chiamiamo sapone qualsiasi cosa sia una saponetta ed un sapone liquido, tuttavia chimicamente parlando probabilmente stiamo usando un termine improprio.
La saponificazione e` l`idrolisi di un estere in soluzione acquosa di
NaOH (idrossido di sodio ovvero soda caustica) o KOH (idrossido di potassio)
per dare un alcol (glicerolo, anche nota come glicerina) ed un sale di potassio o di sodio di un acido
carbossilico (il sapone).
La saponificazione e` una reazione esotermica, e libera dunque calore:
per questo motivo quando si prepara il sapone occorre prendere precauzioni.Non esistono saponi veri e propri preparati senza soda caustica (idrossido di sodio): un sapone finito ben riuscito non la contiene più perché essa reagisce con i grassi creando molecole di sapone, ma nella fase iniziale deve essere presente per permettere che avvenga la reazione di saponificazione. No soda, no soap-party.
I saponi industriali che non contengono idrossido di sodio o potassio non sono veri saponi, bensì syndet (syntetic detergent), e sono miscele di tensioattivi: possiamo anche chiamarli finti saponi! Questo perchè il termine sapone indica il prodotto della reazione tra una base forte disciolta in acqua e gli acidi grassi.
La reazione chimica di saponificazione, come abbiamo detto, produce anche la glicerina, un umettante dall'ottima azione antibatterica.
L'idrossido di sodio è comunemente usato per i saponi solidi (le saponette), mentre l'idrossido di potassio viene utilizzato per realizzare i saponi liquidi.
La reazione chimica di saponificazione, come abbiamo detto, produce anche la glicerina, un umettante dall'ottima azione antibatterica.
L'idrossido di sodio è comunemente usato per i saponi solidi (le saponette), mentre l'idrossido di potassio viene utilizzato per realizzare i saponi liquidi.
Il sapone fatto con questo metodo è stato accusato in passato di essere troppo alcalino (il suo pH si aggira tra 9 e 10.5), tuttavia il suo range di pH viene tollerato dalla pelle (a meno che non ci siano particolari condizioni dermatologiche) e presenta anche dei vantaggi, primo tra tutti il creare una situazione poco favorevole alla proliferazione dei batteri (che preferiscono i pH acidi), già resa difficoltosa dalla naturale presenza della glicerina.
I saponi preparati con questo metodo sono biodegradabili.
Volete conoscere un pò di storia del sapone? Eccovi accontentati.
Bibliografia
"Sapone for dummies", P. Garzena, M. Tadiello
SaponeScientifico.altervista.org
Esperienza personale dell'autrice di questo post, saponaia da anni che organizza corsi sulla produzione del sapone
I saponi preparati con questo metodo sono biodegradabili.
Volete conoscere un pò di storia del sapone? Eccovi accontentati.
Nell' opera “Naturalis historia” (libro 28, capitolo 47),
Plinio il Vecchio descrive l'usanza dei Galli Germani di
utilizzare il sapone come tintura per i capelli. Questa usanza incuriosì Plinio
probabilmente perchè presso i romani non esistevano precursori del sapone e ci
si lavava usando miscele di grassi e di pomice in polvere.
Questo sapone, racconta Plinio, veniva prodotto mescolando cenere
di faggio e grasso di capra. Durante tutto il Medioevo si
perdono le tracce sulla produzione del sapone, che ricompare solo verso l'età
tardo-medioevale per essere usato nell'igiene personale, della casa e della
biancheria.
I primi laboratori per la produzione artigianale di sapone nascono tra
il 1200 ed il 1400 nella regione compresa tra la Liguria, il Sud della
Francia e la Spagna. Savona e Marsiglia divennero i centri più importanti della
produzione di sapone (e forse tra il nome Savona ed il savùn,
termine ligure che indica il sapone, c'è un reale collegamento). Il sapone
allora prodotto era molto diverso dal quello che oggi conosciamo: era una massa
scura, che produceva poca schiuma, derivata dal trattamento di grassi, animali
o vegetali, con cenere (che però lascia tracce di carbonato di calcio e metalli
pesanti nel prodotto finito...).
Nel 1600, grazie al progresso scientifico ed i
contributi di Nicolas Leblanc (1742-1806) ed Ernest Solvay (1838-1922), fu
possibile la produzione in grande quantità di alcali puri. Leblanc affinò una
tecnica per ottenere la soda caustica (idrossido di sodio) dal cloruro di sodio
(il sale da cucina), che però aveva l'inconveniente di produrre scarti tossici.
Solvay prese spunto da questi studi e produsse il carbonato di sodio, parente
della soda caustica ed oggi nota a tutti come Solvay da
bucato! Tuttavia il carbonato di sodio non è in grado di saponificare i grassi
(cosa che fa l'idrossido di sodio), pertanto può “solo” essere usato come
detersivo ma non per fare il sapone.
E allora il sapone quando nasce? Molto più tardi, nel corso della prima
metà del XX secolo grazie all'aumento del consumo di carne che rende
disponibili grandi quantità di grasso animale, che vengono fatti reagire con la
soda caustica per realizzare saponi. Nello stesso periodo, tral'altro, si
verifica la massiccia importazione dalle ex colonie degli oli di palma e di
cocco, che sono noti tra i saponai per l'alta resa nella produzione di saponi
solidi per l'igiene personale.
Per buona parte del 1900 acquistare il sapone
resta fuori dalla portata delle famiglie più povere in Italia (la maggioranza
della popolazione). Gli italiani in quel periodo erano soprattutto contadini
che vivevano grazie ad una economia rurale di pura assistenza, dove le famiglie
cercavano di autoprodursi più beni di consumo possibile, tra cui il sapone. Il
sapone era realizzato con la soda caustica, piuttosto economica, e con i grassi
animali (es strutto, sego bovino, sego ovino) o, più raramente, con olio di
oliva. La produzione del sapone spesso coincideva con i periodi della
macellazione del bestiame, che variavano a seconda della Regione.
Dagli anni '60 agli anni '80 pare che la produzione casalinga del
sapone abbia subito una battuta di arresto, probabilmente a causa del boom
economico e dell'amore per i prodotti industriali che venivano ben
pubblicizzati e spacciati come prodotti miracolosi.
Quale è la situazione attuale? La passione (per qualcuno direi la
smania) dei prodotti artigianali e naturali ha riportato alla luce questa
bellissima ed utilissima arte. Il sapone artigianale è diventato un prodotto
richiesto ed apprezzato, e gli artigiani moderni (tra cui la sottoscritta) amano sbizzarrirsi con forme,
colori, decorazioni ed effetti spettacolari, non solo con la formulazione e con
nuovi metodi un tempo non utilizzati!
Nella foto un sapone Lush, che attualmente impiega l'idrossido di sodio nella produzione del sapone
"Sapone for dummies", P. Garzena, M. Tadiello
SaponeScientifico.altervista.org
Esperienza personale dell'autrice di questo post, saponaia da anni che organizza corsi sulla produzione del sapone

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