La Posidonia oceanica, sebbene viva in acque marine, non è un'alga come potrebbe sembrare bensì una pianta acquatica endemica del Mar Mediterraneo.
La Posidonia svolge più ruoli per l'ecosistema, tutti estremamente essenziali, ed è per questo che va protetta.
Questa pianta forma estese praterie che forniscono habitat, riparo, nutrimento, ossigeno e costituiscono il climax del Mar Mediterraneo, ovvero lo stadio di massimo equilibrio e sviluppo dell'ambiente; la tappa finale dell'evoluzione e della crescita di ogni tipo di ecosistema.
Queste distese di praterie si possono trovare nei primi 30 metri di profondità, dove la quantità di luce abbonda. Esse infatti, per eseguire la fotosintesi clorofilliana, hanno bisogno di parecchia luce, senza la quale non potrebbero esistere. Si è stimato che una prateria di Posidonia oceanica liberi 20 litri di ossigeno al giorno per ogni m² della stessa.
Oltre ad essere una grande produttrice di O₂, la Posidonia possiede anche la capacità di depositare CO₂ (chiamato anche blue carbon) in forma solida in strutture dette matte, diminuendo di conseguenza la quantità di anidride carbonica disciolta in acqua. Queste caratteristiche determinano la capacità di tamponare l'acidificazione degli oceani e quindi anche di arginare il riscaldamento globale.
Le matte sono strutture complesse formate dai detriti della pianta formatesi molto lentamente nei secoli (la pianta può vivere oltre un millennio) ma molto velocemente queste possono essere distrutte. Un metro di queste particolari strutture infatti, si forma in circa 100 lunghi anni ma con la pesca a strascico, ora vietata, queste vengono danneggiate rilasciando CO₂ in acqua. Essendo che i gas si scambiano continuamente tra il mezzo acquoso e l'aria per osmosi, la Posidonia sequestra CO₂ non solo dal mare ma anche dall'atmosfera. Inoltre queste stabilizzano anche il substrato marino creando vere e proprie barriere sotto la superficie dell'acqua; in questo modo parte dell'energia dell'onda viene assorbita favorendo la sua rottura prima del raggiungimento della costa (clicca qui per approfondire il meccanismo di un onda che si frange) così da smorzarne l'erosione. Infatti, per ogni m² di posidonieto che regredisce ben 15 metri di litorale sabbioso arretra.
Un'altra caratteristica di queste piante è la formazione di banquettes. Proprio come un albero, anche la Posidonia perde le foglie, che si andranno a depositare, trasportate dalla corrente, sulla costa. Qui formerà questi grandi banquettes composti da strati di foglie morte che non solo contribuiranno alla protezione del litorale limitandone l' erosione, ma formerà un vero e proprio habitat per parecchi individui.
Queste praterie garantiscono un centro di biodiversità importantissimo ospitando circa il 20-25% di tutte le specie presenti nel Mar Mediterraneo. Accolgono moltissimi ricci marini e molluschi come il più grande bivalve del nostro mare, la Pinna nobilis che vive in queste praterie, esemplari di crostacei ed ovviamente moltissimi pesci che vivono o si rifugiano temporaneamente tra il fogliame. Anche le foglie morte delle banquettes continuano a fornire un habitat per molti animali quali crostacei e insetti.
La Posidonia oceanica è dunque una risorsa utilissima contro l'acidificazione del mare, l'erosione del litorale e garantisce una grandissima quantità di ossigeno nonché di habitat per moltissime specie. Un articolo pubblicato su Nature Geoscience dichiara che le praterie sommerse costiere catturano fino a 83.000 tonnellate di carbonio per km² (una foresta ne cattura circa 30.000 e per di più nel tronco, destinato a decomporsi e a rilasciare di conseguenza CO₂, mentre nelle matte le quali immagazzinano carbonio per migliaia di anni).
Sebbene questi organismi siano millenari e la loro attività di raccolta di anidride carbonica, di produzione di ossigeno e di attenuazione di fenomeni erosivi della costa sia essenziale per l'ecosistema, la Posidonia sta regredendo velocemente a causa dell'uomo e delle sue attività.
Sono molteplici le attività antropiche che minacciano queste praterie costiere; il primo stress particolarmente impattante verso queste piante ha avuto inizio con l'apertura del canale di Suez. Era il 1869 ed all'epoca il Mar Mediterraneo, più freddo di oggi, costituiva una barriera alle specie autoctone del Mar Rosso con affinità per i mari caldi. Sebbene queste specie aliene erano in grado di far breccia nel nostro mare, non sarebbero riuscite in ogni caso a colonizzarlo per via delle sue basse temperature rispetto al loro mare di provenienza. Negli ultimi decenni però il Mar Mediterraneo si è scaldato e le specie di alghe tropicali invasive, arrivate dal canale di Suez, hanno colonizzato queste acque invadendo ed entrando in competizione con la Posidonia oceanica (es: alga tossica ed invasiva Caulerpa taxifolia classificata tra le 100 specie esotiche ed invasive più dannose del mondo e la Caulerpa racemosa originaria del Mar Rosso).
La pesca a strascico è stato un ulteriore grave danno antropico nei confronti della Posidonia la quale, per questo motivo, si è vista diminuire drasticamente. Questa modalità di pesca danneggia irreparabilmente le matte, formatesi lentamente nei secoli, che vengono in questo modo distrutte.
Anche i rifiuti, gli scarichi reflui e tutto ciò che è inquinamento, danneggiano notevolmente i posidonieti: la torbidità dell'acqua riduce l'attività fotosintetica e quindi l'immagazzinamento di anidride carbonica e la dispersione di ossigeno nonché la presenza stessa della pianta.
Un altro tragico problema non solo per la Posidonia oceanica bensì per l'intero ecosistema sommerso, è l'eutrofizzazione che causa la crescita esponenziale di alghe epifite sulla superficie impedendo alla luce di penetrare nella colonna d'acqua, arrestando così l'attività fotosintetica.
(clicca qui per approfondire il concetto di eutrofizzazione)
La pressione antropica sul litorale a favore della balneazione e delle spiagge private o attrezzate è costante. Ad esempio i banquettes, che proteggono dall'erosione la spiaggia, vengono rimossi a causa dell'odore sgradevole e per lo spazio che negano ai bagnanti, esponendo però così la spiaggia al moto ondoso e alla sua capacità erosiva. Le costruzioni lungo il litorale come ferrovie ed opere costiere danneggiano le praterie a causa del materiale di scarto come massi e detriti scaricati lungo la costa seppellendo e soffocando così i posidonieti. Lo stesso può avvenire attraverso forti fenomeni meteorologici come le alluvioni, sempre più frequenti, che porterebbero dalla foce dei fiumi fango e detriti nei primi metri delle acque costiere.
Più la pressione antropica aumenta più la Posidonia oceanica regredisce e così facendo causa ingenti danni economici alle opere costiere. Sono quindi stati attuati meccanismi di tutela poiché i posidonieti sono l'ecosistema più importante del Mar Mediterraneo. L'inserimento nella Direttiva Habitat (92/43/CEE) in veste di SIC (Siti di Importanza Comunitaria), le aree marine protette, i divieti di scarichi inquinanti e di pesca a strascico, sono alcune delle difese applicate verso questo gioiello del Mediterraneo. Inoltre, ogni qual volta che si volesse attuare un progetto che potrebbe danneggiare le praterie di Posidonia, ne verrà studiato scrupolosamente l'impatto prima di essere approvato.
Nel Mediterraneo è la Posidonia oceanica che forma le più importanti praterie sommerse ma nel mondo ne esistono altre caratterizzate però da altre specie. Nonostante gli individui possano essere differenti, il declino è il medesimo: a livello mondiale il tasso di perdita è del 1-2% all'anno mentre nel Mediterraneo la percentuale sale al 5%. Queste percentuali possono non sembrare tragicamente rilevanti, ma la perdita mondiale di queste praterie è quattro volte il tasso di perdita delle foreste tropicali la cui scomparsa, per molte ragioni, ci colpisce di più; un incendio in una foresta è molto più visibile che la regressione delle praterie sommerse ma non significa che quest'ultime siano meno rilevanti. In più è doveroso aggiungere che una foresta, con l'aiuto dell'uomo, recupera in pochi anni, cosa che non vale per queste praterie dalla crescita così lenta da richiedere diversi secoli per il completo recupero.
Fonti:
https://it.wikipedia.org/wiki/Posidonia_oceanica#Importanza_dell'ecosistema
https://ejournals.epublishing.ekt.gr/index.php/hcmr-med-mar-sc/article/view/12551
http://lifeseposso.eu/?page_id=8708
http://www.isprambiente.gov.it/it/archivio/eventi/2014/giugno/il-trapianto-delle-praterie-di-posidonia-oceanica-in-italia-stato-dell2019arte-1/pdf/Tunesi.pdf
http://www.posidoniagreenfestival.com/posidonia-oceanica/
Oltre ad essere una grande produttrice di O₂, la Posidonia possiede anche la capacità di depositare CO₂ (chiamato anche blue carbon) in forma solida in strutture dette matte, diminuendo di conseguenza la quantità di anidride carbonica disciolta in acqua. Queste caratteristiche determinano la capacità di tamponare l'acidificazione degli oceani e quindi anche di arginare il riscaldamento globale.
Le matte sono strutture complesse formate dai detriti della pianta formatesi molto lentamente nei secoli (la pianta può vivere oltre un millennio) ma molto velocemente queste possono essere distrutte. Un metro di queste particolari strutture infatti, si forma in circa 100 lunghi anni ma con la pesca a strascico, ora vietata, queste vengono danneggiate rilasciando CO₂ in acqua. Essendo che i gas si scambiano continuamente tra il mezzo acquoso e l'aria per osmosi, la Posidonia sequestra CO₂ non solo dal mare ma anche dall'atmosfera. Inoltre queste stabilizzano anche il substrato marino creando vere e proprie barriere sotto la superficie dell'acqua; in questo modo parte dell'energia dell'onda viene assorbita favorendo la sua rottura prima del raggiungimento della costa (clicca qui per approfondire il meccanismo di un onda che si frange) così da smorzarne l'erosione. Infatti, per ogni m² di posidonieto che regredisce ben 15 metri di litorale sabbioso arretra.
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Banquette di foglie morte |
Queste praterie garantiscono un centro di biodiversità importantissimo ospitando circa il 20-25% di tutte le specie presenti nel Mar Mediterraneo. Accolgono moltissimi ricci marini e molluschi come il più grande bivalve del nostro mare, la Pinna nobilis che vive in queste praterie, esemplari di crostacei ed ovviamente moltissimi pesci che vivono o si rifugiano temporaneamente tra il fogliame. Anche le foglie morte delle banquettes continuano a fornire un habitat per molti animali quali crostacei e insetti.
La Posidonia oceanica è dunque una risorsa utilissima contro l'acidificazione del mare, l'erosione del litorale e garantisce una grandissima quantità di ossigeno nonché di habitat per moltissime specie. Un articolo pubblicato su Nature Geoscience dichiara che le praterie sommerse costiere catturano fino a 83.000 tonnellate di carbonio per km² (una foresta ne cattura circa 30.000 e per di più nel tronco, destinato a decomporsi e a rilasciare di conseguenza CO₂, mentre nelle matte le quali immagazzinano carbonio per migliaia di anni).
Sebbene questi organismi siano millenari e la loro attività di raccolta di anidride carbonica, di produzione di ossigeno e di attenuazione di fenomeni erosivi della costa sia essenziale per l'ecosistema, la Posidonia sta regredendo velocemente a causa dell'uomo e delle sue attività.
Sono molteplici le attività antropiche che minacciano queste praterie costiere; il primo stress particolarmente impattante verso queste piante ha avuto inizio con l'apertura del canale di Suez. Era il 1869 ed all'epoca il Mar Mediterraneo, più freddo di oggi, costituiva una barriera alle specie autoctone del Mar Rosso con affinità per i mari caldi. Sebbene queste specie aliene erano in grado di far breccia nel nostro mare, non sarebbero riuscite in ogni caso a colonizzarlo per via delle sue basse temperature rispetto al loro mare di provenienza. Negli ultimi decenni però il Mar Mediterraneo si è scaldato e le specie di alghe tropicali invasive, arrivate dal canale di Suez, hanno colonizzato queste acque invadendo ed entrando in competizione con la Posidonia oceanica (es: alga tossica ed invasiva Caulerpa taxifolia classificata tra le 100 specie esotiche ed invasive più dannose del mondo e la Caulerpa racemosa originaria del Mar Rosso).
La pesca a strascico è stato un ulteriore grave danno antropico nei confronti della Posidonia la quale, per questo motivo, si è vista diminuire drasticamente. Questa modalità di pesca danneggia irreparabilmente le matte, formatesi lentamente nei secoli, che vengono in questo modo distrutte.
Anche i rifiuti, gli scarichi reflui e tutto ciò che è inquinamento, danneggiano notevolmente i posidonieti: la torbidità dell'acqua riduce l'attività fotosintetica e quindi l'immagazzinamento di anidride carbonica e la dispersione di ossigeno nonché la presenza stessa della pianta.
Un altro tragico problema non solo per la Posidonia oceanica bensì per l'intero ecosistema sommerso, è l'eutrofizzazione che causa la crescita esponenziale di alghe epifite sulla superficie impedendo alla luce di penetrare nella colonna d'acqua, arrestando così l'attività fotosintetica.
(clicca qui per approfondire il concetto di eutrofizzazione)
La pressione antropica sul litorale a favore della balneazione e delle spiagge private o attrezzate è costante. Ad esempio i banquettes, che proteggono dall'erosione la spiaggia, vengono rimossi a causa dell'odore sgradevole e per lo spazio che negano ai bagnanti, esponendo però così la spiaggia al moto ondoso e alla sua capacità erosiva. Le costruzioni lungo il litorale come ferrovie ed opere costiere danneggiano le praterie a causa del materiale di scarto come massi e detriti scaricati lungo la costa seppellendo e soffocando così i posidonieti. Lo stesso può avvenire attraverso forti fenomeni meteorologici come le alluvioni, sempre più frequenti, che porterebbero dalla foce dei fiumi fango e detriti nei primi metri delle acque costiere.
Più la pressione antropica aumenta più la Posidonia oceanica regredisce e così facendo causa ingenti danni economici alle opere costiere. Sono quindi stati attuati meccanismi di tutela poiché i posidonieti sono l'ecosistema più importante del Mar Mediterraneo. L'inserimento nella Direttiva Habitat (92/43/CEE) in veste di SIC (Siti di Importanza Comunitaria), le aree marine protette, i divieti di scarichi inquinanti e di pesca a strascico, sono alcune delle difese applicate verso questo gioiello del Mediterraneo. Inoltre, ogni qual volta che si volesse attuare un progetto che potrebbe danneggiare le praterie di Posidonia, ne verrà studiato scrupolosamente l'impatto prima di essere approvato.
Nel Mediterraneo è la Posidonia oceanica che forma le più importanti praterie sommerse ma nel mondo ne esistono altre caratterizzate però da altre specie. Nonostante gli individui possano essere differenti, il declino è il medesimo: a livello mondiale il tasso di perdita è del 1-2% all'anno mentre nel Mediterraneo la percentuale sale al 5%. Queste percentuali possono non sembrare tragicamente rilevanti, ma la perdita mondiale di queste praterie è quattro volte il tasso di perdita delle foreste tropicali la cui scomparsa, per molte ragioni, ci colpisce di più; un incendio in una foresta è molto più visibile che la regressione delle praterie sommerse ma non significa che quest'ultime siano meno rilevanti. In più è doveroso aggiungere che una foresta, con l'aiuto dell'uomo, recupera in pochi anni, cosa che non vale per queste praterie dalla crescita così lenta da richiedere diversi secoli per il completo recupero.
Fonti:
https://it.wikipedia.org/wiki/Posidonia_oceanica#Importanza_dell'ecosistema
https://ejournals.epublishing.ekt.gr/index.php/hcmr-med-mar-sc/article/view/12551
http://lifeseposso.eu/?page_id=8708
http://www.isprambiente.gov.it/it/archivio/eventi/2014/giugno/il-trapianto-delle-praterie-di-posidonia-oceanica-in-italia-stato-dell2019arte-1/pdf/Tunesi.pdf
http://www.posidoniagreenfestival.com/posidonia-oceanica/
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